Dopo i saggi di petardo-mania che gli eroi del «botto» hanno ostentato per le strade in occasione delle vacanze natalizie, abbiamo avuto veri e propri attentati nei templi in attesa del primo divino vagito e in qualche casa religiosa mentre le famiglie erano riunite intorno alle mense per il tradizionale cenone.
Tubi
di gelatina collocati nella cattedrale di Favara (Sicilia) hanno causato danni
all’edificio.
A
Porto Maurizio venivano lanciate due bombe contro il maggior tempio
affollatissimo, durante la celebrazione della Messa di mezzanotte, provocando
danni di notevole entità.
Altro
attentato del genere si è verificato a Cortenuova, nei pressi di Empoli.
Una formidabile deflagrazione ha terrorizzato gli abitanti di Albano nella
stessa notte santa, causata dall’esplosione di una grossa carica di tritolo
davanti al cancello del Giardino Murialdi, dove hanno sede i Padri Giuseppini.
Non
è chi non veda in questi atti sacrileghi e simultanei l’esecuzione bestiale di
ordini che partono da una «centrale» e vengono attuati da irresponsabili, tanto
più che gli attentatori son giovinastri intorno ai vent’anni, i quali dal
petardo innocuo possono passare al tritolo e alla bomba con una certa...
fanciullesca disinvoltura.
Ma
che si vuole ottenere con simili gesti criminali? Che le folle disertino gli altari dove le troppe miserie aggravate
dalla discordia le chiamano con irresistibile voce?
Le
genti sono avide di un dono immenso che i «grandi» della terra dimostrano con
recidività impressionante di non saper dare, e si rivolgono a Colui che commise
a Pietro la salvezza della sua eredità: «Vi lascio la pace, vi dono la mia
pace!».
Si
vuole impedire che Gesù manchi all’appuntamento nell’algida notte di Natale, e
porti altrove il suo primo vagito, lontano dagli uomini di cattiva volontà?
Oppure
«i fautori della negazione e della discordia, con tutta la schiera di
profittatori che trascinano al loro seguito, vogliono così dimostrare il
proprio giubilo, al pensiero o all’illusione che la loro ora è vicina?».
Certo,
chi agisce con tanto livore, nell’ombra, è nemico acerrimo di Colui dalle cui
labbra uscì un giorno il grido: «Veritas liberabit vos».
«Questo grido — ha detto il Pontefice — non è mai risuonato più potente che
oggi in un mondo che sente gravare su di sé il giogo della menzogna».
Dichiarino
dunque i senza-Dio la loro guerra maledetta all’umanità tribolata. Il rigurgito
d’odio potrà tutto travolgere e annientare: ma finché sulla terra resterà un
solo uomo-immagine e somiglianza del Padre, l’Unigenito Figlio tornerà sempre a
farsi crocifiggere per lui, a elargire a quell’uomo pace, verità, Amore.
BENIGNO
4
gennaio 1948